IL GIOCO SI PUO’ REGOLARE MA NON VIETARE
Quando la legge vieta il gioco: tutto questo è legittimo?
Cronaca: all’oratorio ricreativo parrocchiale Santa Teresa del Bambino Gesù , situato nel centro di Palermo, i palloni rimbalzano a terra, sulle pareti della recinzione e della struttura, e i ragazzini che giocano fanno troppo rumore !!!
Conseguenza? Disturbano i condomini dei palazzi popolari lì intorno, che si affacciano proprio sul cortile dell’oratorio, con un perenne intollerabile rumore; essi contestano i «raduni ludici e sportivi con l’impiego di molteplici palloni da gioco e impianti amplificatori durante molte ore del giorno».
I condomini “esausti”, dopo essersi rivolti al giudice e dopo due anni e mezzo di causa, vincono la partita. Ma la Legge avrà valutato giustamente la situazione descritta? Il primo effetto è devastante, l’ordinanza del giudice parla chiaro, si vietano immediatamente le attività ricreative dell’oratorio parrocchiale, uno dei pochi luoghi in città che sta dando respiro all’infanzia/adolescenza, costretta tra edifici di un ambiente che non li vuole intorno, che non é mai stato pensato anche considerando le esigenze dei cittadini più piccoli.
Lasciamo perdere chi fa il tifo e si schiera CON e chi CONTRO e andiamo al sodo.
Il giudice chiede poi di «adottare idonei accorgimenti tecnici atti a contenere le immissioni rumorose». Perciò, niente pallone in assenza dei lavori di adeguamento per insonorizzare le mura del campetto; e tutti noi sappiamo quanto tale impresa possa venire a costare. Il giudice poi fa lista di numerose altre richieste che permetterebbero di limitare ogni tipo di rumore entro una soglia adeguata.
In Italia queste storie non sono l’eccezione: a cercare su internet molti altri casi simili emergono da ogni angolo del paese.
Si mobilita il Garante per l’infanzia e l’adolescenza della Regione, che scrive una lettera al presidente del Tribunale della città. Secondo il Garante, sostanzialmente è contro la legge vietare il gioco, solo la regolamentazione ne è possibile, ma si nota come la condizione imposta dal giudice è talmente fuori dalle possibilità del contesto che si rivela di fatto un ostacolo insormontabile al Diritto al Gioco, un diritto fondamentale per la sana ed equilibrata crescita del/della minorenne che impara, giocando, regole e rispetto non solo per sè stesso/ ma anche per gli altri/e.
Il Garante illumina anche un altro importante aspetto: “l’ordinanza avrebbe dovuto basare la propria decisione sul dare e pretendere regole, sul dare e pretendere rispetto. Ma non soltanto in modo unilaterale: i/le bambini/e che si adattano agli adulti, i/le bambini/e che rispettano gli adulti, i/le bambini/e ai/alle quali vengono imposte delle regole”.
Il diritto al riposo degli adulti e il diritto al gioco dei minorenni, qui come altrove, sono sempre stati motivi di conflitto. Prima era il buon senso che guidava al risultato più o meno equo, oggi c’è anche il diritto internazionale che deve trovare complemento in quello di ogni nazione che ha ratificato la Convenzione dei diritti dell’Infanzia/Adolescenza.
Il Garante suggerisce una soluzione a portata di mano, all’insegna del buon senso comune, che non costa nulla e che, mettendo assieme ciò che apparentemente non può combinarsi, arriva alla formula del “’chiasso-rispettoso” che prevede di trovare un accordo tra le parti considerando semplicemente gli orari; il suo intervento si conclude con un invito a cogliere “l’occasione, appare utile al fine di insegnare ad entrambi, adulti-condomini e bambini, cosa significhi tutelare i propri diritti nel rispetto dei diritti altrui”.
A mio avviso c’è anche un altro aspetto che non è stato minimamente considerato: la differenza tra il rumore “tecnico” e quello “naturale”. Questo è già stato chiarito per quanto concerne “gli animali da appartamento”: fare giocare il cane con oggetti che tintinnano, strisciano, rimbalzano, o altro è molto diverso dal giocare con il cane che “preso dal gioco” si mette ad abbaiare, altra cosa ancora è fare abbaiare il cane intenzionalmente per infastidire i vicini.
Così è anche per il Gioco dei ragazzi: usare lo scooter per sfidarsi sul terreno magari avendo “truccato” la marmitta, o usare l’amplificatore di un microfono ad alto volume è diverso dalle urla e schiamazzi naturalmente conseguenti al gioco di squadra, tra bambini/ragazzini che sono coinvolti nella sfida in un luogo all’aperto che è stato destinato alla attività ricreative.
Quanto è successo a Palermo in questo febbraio servirà da apri porte per molti e molti altri casi simili in cui gioco dei minorenni ed attività degli adulti entrano in conflitto: per questo è importante mantenere alta l’attenzione su questi fatti che apparentemente possono sembrare questioni estremamente locali.
Vedi link per ricostruire la storia:
LINK – Palermo. Troppo rumore, il giudice chiude il campo dell’oratorio
LINK – Palermo, pallone vietato in oratorio. L’arcivescovo: “Prevalgano buonsenso e dialogo”
LINK – Palermo, pallone vietato in oratorio: arriva don Corrado, interviene il Garante infanzia
di Renzo Laporta e Roberta Olivero