Vietato giocare in piazza

la storia si ripete raccontando di piazze che si aprono e chiudono al gioco dei bambini, ed è una storia lunga che risale già dal medioevo, ma oggi potrebbe essere veramente anacronistica

Si invita qui a recuperare la cronaca di un recente fatto accaduto a Roca (Marina di Melendugno, LECCE), che ha visto protagonisti in primis un gruppo di bambini e adolescenti, il loro sindaco, i genitori, una bella folla di viewers dei social e anche Lino Banfi, pescando direttamente dal giornale online (il quotidiano di Puglia) che probabilmente è servito ad alimentare tutte le altre testate online dei maggiori giornali.

E credo sia stato fatto un bel lavoro di giornalismo sul campo:

Roca, divieto di giocare a palla nella piazzetta, 4 agosto 2022 LINK

Niente pallone? I ragazzini di Roca sulle panchine con gli smartphone, 07 agosto LINK

Il sindaco: «Trovo un campetto entro un anno». Lino Banfi propone: «Li alleno io», 11 agosto LINK

Roca, i bimbi avranno un campo da calcio. La promessa del sindaco, 12 agosto LINK

I bimbi di Roca avranno un campetto. L’intervista a Lino Banfi, 13 agosto LINK

A giudicare dai fatti sembrerebbe una storia  a lieto fine, ma per alimentare la vostra espressione di opinioni in merito, si aggiunge alcuni elementi che hanno colpito leggendo quanto gli articoli di cronaca hanno riportato, e sia l’invito a vedere il breve video di Francesco Tonucci dal titolo “La città dei bambini” (parte integrante del convegno online dal titolo “Vietato vietare di giocare” del 27 maggio 2021, in collaborazione con CINNICA Bologna e nel progetto della Festa del diritto al gioco di Ravenna), e il più lungo video di Antonio Borgogni dal titolo “Ci giochiamo la città?!” (sempre parte integrante del convegno online dal titolo “Vietato vietare di giocare”).
Da questo quadro ne risulta un a considerazione sconfortante, che dal 1989 ad oggi sembra che nelle “istituzioni educative” (istituzioni formali e famiglia) non sia avanzata la coscienza dei diritti, perchè anche i bambini sono  “soggetti di diritto” davanti alla Legge.

AGGIUNGO ALCUNE OSSERVAZIONI PERSONALI:

-i bambini e ragazzi sono consapevoli di quanto sta accadendo e sono disponibili al cambiamento attraverso il dialogo: “noi ammettiamo che giochiamo a volte fino a tardi, alcune signore che abitano qua vicino ci hanno rimproverati e puntualmente chiamano i vigili. Dicono che diamo fastidio, ma non ci andiamo negli orari in cui ci si riposa”

-i bambini e i ragazzi sono gli unici tra i vari soggetti in conflitto a reclamare i loro diritti (Art. 12 o della partecipazione e art. 31 o del gioco), e sono disponibili al dialogo e alla ricerca di soluzioni che gratificano e rispettano tutti i contendenti: “Noi non staremo a guardare, e faremo sentire la nostra voce anche se siamo piccoli, perché abbiamo il diritto di giocare, rispettando gli orari e cercando di non arrecare disturbo alle signore”

– un commento social di una mamma richiama i contendenti adulti all’empatia, a rivedere le memorie della propria infanzia per comprende meglio i bisogni dei bambini di oggi: “Vergognatevi tutti, siete stati bambini pure voi, avete nipoti o figli? ”

-si parla tanto di accoglienza ma nella realtà i bambini bene colgono la non coerenza: “vicino alla piazza c’è una fontana, che per noi è fondamentale, hanno tolto il pulsante dell’acqua e non possiamo nemmeno bere. C’è la fontana chiusa”

-non coerenza del Sindaco e mancanza di ascolto: “La piazza è fatta per passeggiare ” e “Passano macchine e ogni momento ” quando dalle foto si evince esplicitamente elementi di arredo urbano che distaccano area per le auto da quella dei pedoni; “e mai deve passare il messaggio che il Sindaco non ha a cuore i loro bisogni”

-disconferma nel riconoscere che nel problema ci sono più bisogni in gioco, e che i minorenni di età non possono essere riconosciuti come protagonisti di possibili soluzioni al conflitto di interessi (ovvero “soggetti di diritti”, ma solo come portatori di problemi) … l’interesse del Sindaco si ferma al “rispettare in primis la sicurezza e poi la tutela dell’incolumità dei ragazzi stessi”

-l’unico soggetto che in parole semplici avanza una presa di coscienza di una verità è un esterno al luogo, cioè Lino: “Se però impediamo ai più piccoli di giocare come vogliono, come possiamo pensare che crescano felici?”, e più avanti pone al centro anche la questione della presenza della comunità

-la soluzione la impongo io-Sindaco, l’importante è non dare fastidio, mettiamo anche (come le altre diversità differenti dal “normale”) i bambini nei recinti: “verrà allestito nell’immediatezza un campo da calcio affinché voi possiate giocare in tranquillità ma soprattutto in sicurezza . Infatti verrà posizionato sia il manto erboso che delle reti alte tre metri per delimitare il quadrante di gioco”

La cultura dei diritti deve avanzare, ed uno dei modi, se i genitori lo vogliono/devono interpellare la Garante per i diritti dell’infanzia e adolescenza della Regione, questa è una possibile soluzione per “rimettere tutto in gioco” e insegnare a rispettare tutti/e i soggetti di diritto.

Per quanto tempo ancora si dovrà concepire che per il quieto vivere degli adulti è bene mettere i bambini in recinti (seppure verdi) ma sempre recinti sono per il loro bene? rivedere cioè che anche questa storia di ripete con un altro paternalistico finale?

Prego, siete invitati a concorrere allo scambio di opinioni … inviando messaggio a: [email protected]